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LEUCEMIA FELINA (FELV)

CHE COS’È? 
Il virus della Leucemia Felina in Italia si stima sia presente circa nel 10% dei gatti.
Come per il caso della FIV questo virus non è assolutamente in grado di infettare
 persone o altre specie animali e non sopravvive facilmente nell’ambiente 
(probabilmente meno di poche ore). Mentre, al contrario del FIV, questo può 
essere trasmesso più facilmente tra gatti attraverso la saliva, le secrezioni nasali,
 il latte materno, il leccamento e in più rari casi la condivisione di ciotole e lettiere.
 Per questo alcuni la definiscono “la malattia dei gatti amichevoli”. 

CHI SONO I SOGGETTI PIÙ A RISCHIO?
Tutti i gatti che convicono con soggetti Felv positivi e gatti che hanno la possibilità
 di vivere all’aperto e incontrare altri mici di cui non si conosce lo stato infettivo. 
Oltre che gattini nati da mamme Felv positive. 
Gatti giovani sono più sensibili all’infezione rispetto a gatti più anziani. 
La frequenza dell’infezione diminuisce con l’aumentare dell’età. 

QUALI SINTOMI PRODUCE? 
L’andamento clinico della Leucemia Felina dipende dal ceppo di virus coinvolto, 
la carica infettante (cioè il numero di particelle virali), la durata dell’esposizione, 
lo stato immunitario del gatto e soprattutto l’età. Quando vengono infettati i 
gatti più anziani, questi tendenzialmente mostrano sintomi più lievi e rimangono
 apparentemente in buona salute anche per lunghi periodi di tempo. 
A seconda del ceppo virale possiamo avere diversi quadri clinici il cui sviluppo
 dipende anche dall’efficienza del sistema immunitario del gatto che viene infettato.
 In alcuni casi infatti si rileva positività in gatti che non manifestano segni clinici.
 Esistono quattro sottotipi di virus di rilevanza clinica studiati in laboratorio. 
Quasi tutti i gatti infetti presentano il sottotipo A (forma archetipica). Altre forme
 derivate da mutazione virale sono il sottotipo B che aumenta la frequenza di 
sviluppo di neoplasie, il sottotipo C associato con lo sviluppo di una ipoplasia 
eritroide e conseguente grave anemia, il sottotipo T che ha propensione verso
 la distruzione dei linfociti T del sistema immunitario e che conduce a immunodeficienza.
 Non esiste un test di laboratorio da poter effettuare presso il veterinario che distingua
 i diversi sottotipi. 
I sintomi pertanto sono solitamente aspecifici; perdita di appetito, progressivo dimagrimento,
 scadente qualità del mantello, ingrossamento dei linfonodi, febbre persistente o intermittente,
 anemia solitamente grave, infiammazioni della bocca e problemi dentali (gengivo-stomatiti),
 diarrea, infezioni secondarie (della pelle, della vescica, delle vie nasali), infiammazioni oculari, 
aborto nelle femmine gravide o problemi durante la gravidanza, problemi neurologici. 
Uno dei più comuni sintomi è lo sviluppo di neoplasie. 
La classica neoplasia associata a Felv è un linfoma caratterizzato dall’infiltrazione di cellule 
linfoidi tumorali infettate dal virus:
- a livello della parte del torace dove alloggia il timo, cioè nel mediastino anteriore (forma timica);
- a livello dell’apparato gastrointestinale (forma alimentare);
- oppure in diversi organi ad eccezione del timo (forma multicentrica). 
I gatti possono anche rimanere asintomatici per mesi o anni (si stima una aspettativa di vita di
 due anni e mezzo dall’infezione), oppure presentare problemi ricorrenti e ingravescenti. 
Nel secondo caso tendenzialmente l’aspettativa di vita è minore poiché riflette una incapacità
 del sistema immunitario di contrastare l’infezione.

COME FUNZIONA IL TEST AMBULATORIALE?
In seguito a prelievo di sangue è possibile determinare, a seconda del test utilizzato, 
se nel sangue sono rilevabili anticorpi verso il virus della Leucemia Felina, oppure se è 
presente l’antigene virale. 
a) Nel primo caso la presenza di anticorpi ci dice che il gatto è entrato in contatto con 
il virus e le possibilità sono tendenzialmente due: o sta sviluppando una risposta immunitaria
 transitoria che riuscirà a debellare il virus, oppure la risposta immunitaria sarà inefficace e si 
avrà lo sviluppo dell’infezione. In caso di gattini piccoli una risposta positiva può derivare dal 
passaggio di anticorpi dalla mamma con l’allattamento, può quindi trattarsi di un falso positivo. 
b) Nel secondo caso se si rileva la presenza dell’antigene virale (in parole povere di “un pezzo
di virus”, nello specifico la proteina p27) occorre valutare con test ripetuti in un secondo tempo
 se la presenza del virus nel sangue (viremia) è transitoria oppure persistente. Nel secondo caso
 il gatto si considera infetto. 
Per avere una interpretazione il più corretta possibile sarebbe opportuno effettuare il test su 
animali non vaccinati e di almeno 2 mesi di età e che siano passate almeno 4 settimane dal 
contatto con un animale infetto. In casi dubbi occorre proseguire con i test diagnostici inviando
 un campione al laboratorio esterno per ulteriori accertamenti. 

UNA VOLTA CHE IL MIO GATTO RISULTA INFETTO È POSSIBILE CURARLO?
Non esiste una terapia specifica che consenta di debellare il virus. Come avviene per i gatti FIV 
positivi vengono trattati di volta in volta i sintomi presentati. Con protocolli di Medicina 
Integrata abbiamo a disposizione strumenti in più per gestire i sintomi dei pazienti. 

COME POSSO PROTEGGERE IL MIO MICIO SE RISULTA NEGATIVO? 
E’ disponibile in commercio il vaccino da somministrare per via sottocutanea soprattutto a gatti
 che hanno la possibilità di uscire all’esterno e incontrare altri gatti potenzialmente Felv positivi. 
Come per ogni vaccino non è garantita una protezione del 100%. Nello specifico se un micio 
risulta FIV positivo la vaccinazione contro il FELV non è efficace. In gatti sani risulta una buona
 misura di profilassi. Si stima un livello di protezione dell’80% circa.  
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