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La toxoplasmosi

Ancora oggi, nonostante le informazioni a disposizione, si sente consigliare alle donne in stato di gravidanza di sbarazzarsi del proprio gatto domestico per scongiurare il rischio di toxoplasmosi. Capita a volte che siano gli stessi medici a dare questo consiglio, creando allarmismo ingiustificato. Cerchiamo di capire come gestire la convivenza con i gatti durante la gravidanza e quale sia effettivamente il rischio di contrarre la malattia dal nostro amico peloso.

La Toxoplasmosi è una infezione causata da un parassita chiamato Toxoplasma gondii che può colpire mammiferi (inclusi gli esseri umani) e uccelli. I gatti domestici (e i felini in generale) sono gli ospiti definitivi del parassita. Gli altri animali (inclusi cani ed esseri umani) rappresentano ospiti intermedi.

COME SI INFETTA IL GATTO?

La maggior parte dei gatti si infestano con T. gondii dopo la nascita, ingerendo CARNE CRUDA INFETTA di altri animali (per esempio cacciando uccellini o roditori infetti, o ingerendo carne cruda infetta somministrata inconsapevolmente dal proprietario) od oocisti presenti nell’ambiente (Dubey, 2006).

CICLO DEL PARASSITA NEL GATTO

Una volta che l’ospite intermedio infetto viene ingerito dal gatto, i parassiti vengono liberati dalle cisti e penetrano nelle cellule del piccolo intestino, concludendo il ciclo di replicazione. Il micio, dopo essere stato infettato, espelle le oocisti del parassita tramite le feci. Queste possono sopravvivere nell’ambiente per mesi o anni, essendo molto resistenti anche ai disinfettanti. L’infezione degli altri animali (ospiti intermedi) si verifica per trasmissione oro-fecale, dopo l’ingestione di oocisti di T. gondii disseminate nell’ambiente dal gatto (ospite definitivo). In alcuni casi, l’infezione può essere anche congenita da mamma a feto.

SINTOMI NEL GATTO
  • Nessun sintomo. L’infestazione può persistere per lunghi periodi di tempo (a volte anche per tutta la vita del gatto), ma non sempre determina sintomi. Questo perché il sistema immunitario di un organismo sano mantiene sotto controllo l’infezione che non causa quindi malattia. Le cose cambiano però nel caso di infezioni contratte durante la gravidanza, o da pazienti immunocompromessi (ad esempio sotto terapia con corticosteroidi o chemioterapici).
  • Sintomi gravi nei gattini. Nei gatti i sintomi più severi si osservano nei gattini infettati durante la vita intrauterina (attraverso la placenta) che sviluppano problemi al fegato (epatite o colangioepatite), polmonite ed encefalite. Difficile quindi che un gattino infetto non manifesti dei sintomi.
  • Sintomi generici o specifici nei gatti adulti. Nei gatti adulti i sintomi possono essere molto generici (febbre, anoressia, difficoltà respiratoria) oppure più specifici (segni neurologici, respiratori, cutanei, oculari). I sintomi respiratori (polmonite interstiziale con stress respiratorio acuto) e neurologici (meningoencefalite, granulomi intracranici) risultano di solito fatali in tempi rapidi.
COME CI INFETTIAMO NOI

La Toxoplasmosi è presente in tutto il mondo. L’infezione umana comunemente avviene attraverso l’ingestione di cibi e bevande contaminati con oocisti, o per ingestione di carne cruda o poco cotta contenente cisti tissutali (in particolare di pecora, bovino e suino). Il gatto, invece, ha un ruolo marginale nella trasmissione diretta del parassita. Dal momento che le oocisti si possono trovare nella terra, ci si infetta assumendo alimenti (acqua non potabile, frutta e verdura) contaminati dalle oocisti del parassita. È anche possibile infettarsi se non ci si lava le mani dopo aver pulito la lettiera di un gatto infetto.

Perciò il micio domestico, soprattutto se vive esclusivamente in appartamento e non viene alimentato con carne cruda, difficilmente potrà contrarre la malattia.

EPIDEMIOLOGIA NELLA SPECIE UMANA: qual è l’entità del problema?

L’essere umano può contrarre l’infezione sia dopo la nascita (toxoplasmosi acquisita), sia durante la vita intrauterina (toxoplasmosi congenita). Nel mondo, l’incidenza della toxoplasmosi è estremamente variabile: dal 3 al 70% degli adulti risultano sieropositivi per la malattia. La percentuale invece sale al 50% nel caso di pazienti immunodepressi (soggetti che hanno subito un trapianto o malati di AIDS). La percentuale di incidenza dipende, oltre che dallo stato immunitario del soggetto, dal clima: è infatti più diffusa nei paesi caldo-umidi che in quelli freddi. Dipende però anche dalle condizioni igieniche (è più frequente dove l’acqua è contaminata e le condizioni igieniche scarse) e delle abitudini alimentari.

In Europa, dati del 2004 indicano un’incidenza di 0,6 casi ogni 100.000 abitanti (EFSA, 2004).

Uno studio italiano del 2011 ha valutato 10.336 donne sottoposte a screening prenatale che hanno partorito nell’arco di nove anni (dal 2000 al 2009) presso l’Ospedale S. Bambino di Catania. Sono risultate affette da toxoplasmosi 25 pazienti su più di 10.000 (cioè il 2,42% dei casi) che sono stati poi sottoposti a terapia appropriata. Soltanto in 2 casi tra questi sono nati bambini affetti da toxoplasmosi: il primo nel 2001, per infezione materna insorta alla fine del secondo trimestre di gravidanza, e il secondo nel 2002, da madre HIV-positiva. Alla nascita i due neonati non avevano alcun segno clinico.

Persino i veterinari che lavorano con i gatti, categoria teoricamente a rischio, NON hanno maggiore probabilità di essere infettati o di ammalarsi di toxoplasmosi rispetto al resto della popolazione (incluse persone che non hanno gatti).

Dai dati a disposizione, possiamo dire che il contatto con gatti non aumenta il rischio di infezione da Toxoplarma gondi, che aumenta invece drasticamente con il consumo di carne cruda.

CONCLUDENDO:

In sostanza, è più facile per una donna incinta contrarre la toxoplasmosi durante una vacanza in un paese a rischio piuttosto che dal proprio gatto domestico. Non è affatto necessario allontanare il proprio gatto. È sufficiente evitare di alimentarlo con carne cruda e delegare ad altri la pulizia della sua lettiera (oppure usare guanti e lavarsi bene le mani dopo averlo fatto). Occorre invece prestare maggiore attenzione alla propria alimentazione.

Per ulteriori informazioni sull’argomento è possibile consultare l’opuscolo in formato pdf .

BIBLIOGRAFIA:

https://www.epicentro.iss.it/toxoplasmosi/epidemiologia

http://paduaresearch.cab.unipd.it/10141/

Giorn. It. Ost. Gin. Vol. XXXIII – n. 5. Settembre-Ottobre 2011. Studio epidemiologico sulla toxoplasmosi in gravidanza: benefici dello screening. F. GENOVESE, E.V.I. RISOLETI, C. RUBINO, A. CARBONARO, V. LEANZA, C. CIMINO*, N. PROTO*, G. ZARBO. Università degli Studi di Catania. Dipartimento di Scienze icrobiologiche e Scienze Ginecologiche Sezione di Ginecologia. * Ospedale “S. Bambino”, Catania. Divisione Neonatologia con UTIN

35-37Behymer RD, Harlow DR, Behymer DE, Franti CE. Serologic diagnosis of toxoplasmosis and prevalence of Toxoplasma gondii antibodies in selected feline, canine, and human populations. J Am Vet Med Assoc 1973; 162: 959-963. 36 Sengbusch HG, Sengbusch LA. Toxoplasma antibody prevalence in veterinary personnel and a selected population not exposed to cats. Am J Epidemiol 1976; 103: 595-597. 37 DiGiacomo RF, Harris NV, Huber NL, Cooney MK. Animal exposures and antibodies to Toxoplasma gondii in a university population. Am J Epidemiol 1990; 131: 729-733.

41 41 Wallace MR, Rossetti RJ, Olson PE. Cats and toxoplasmosis risk in HIV-infected adults. Jama 1993; 269: 76-77.

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